di Angelo DI LIETO
L’attività artistica di Giovanni Curto è pittura di trasparenza, di grande bellezza, di corpi che si muovono lievemente nell’aria, con eleganza, nel riflesso di una notte di luna, posizionandosi in equilibrio pulsando come racchiusi in una bolla di vetro o nella trasparenza dei cristalli, a ricordo dell’appartenenza al noto movimento mineralico fondato con altri in Calabria.
In alcune opere, con un linguaggio silente, la figura principe, all’unisono volteggia con altri corpi, in un pseudo mondo classico, che ricorda antichi capitelli e bianche colonne, simboli di una realtà trasparente che l’artista, nella sua interpretazione magica, ingannevole e scenica celebra musicalmente l’apoteosi di un mondo surreale.
La pittura di Curto è una pittura incorporea, nel senso che le vibrazioni della sua umanità si trasformano e diventano talmente astratte da divenire invisibili, con dei corpi senza materia, dove ogni immagine è visibile nella trasparenza, nel movimento lieve ed insonoro, senza vento o turbolenze, dove lo sguardo va al di là dei limiti che si colgono nello spazio, all’infinito, mentre la visione è ricca di rievocazioni, di ricordi, di pensieri, pieni di libertà e di spiritualità, di emozioni e di amore.
Riproporre figure che offrono un linguaggio reale, materiale, diventa per un artista in genere, un’attività di rappresentazione molto più facile, mentre è molto più arduo e difficile, come nel caso dell’artista Curto, esprimere una realtà vissuta in un nuovo linguaggio di invisibilità con le stesse caratteristiche emozionali di una figurazione incorporea in una spazialità inesistente.
L’idea di tracciare dei segni senza segni, delle azioni e dei movimenti vibranti senza una materializzazione, capovolge filosoficamente il concetto di corporeità in una invisibilità incorporea, come pure nelle rappresentazioni classiche vi è l’introduzione della fine del tempo, della materia che si distruggerà in modo evanescente, mentre nelle immagini di Curto l’eterogeneità dà l’impressione dell’esistenza nell’infinito, della contemplazione senza tempo, offrendo un’irrealtà che è contemplazione di luci che illuminano quelle note artistiche che si trasformano in tonanti musicalità e in meravigliose irrealtà.
L’insieme dei corpi che si sovrappongono, che si agitano, che si flettono, che si elevano, che si abbracciano e si amano e che trasmettono, con qualche strumento musicale, la nota della malinconia, della quiete interiore, della vita, sta a dimostrare che anche la materia incorporea nella bellezza offre una visione straordinaria di movimenti silenti, di respiri, di trasparenze che si muovono verso l’ irrealtà desiderata.
Tutto è armonia, manifestazione dell’umana universalità e libertà, espressa in modo sublime e spirituale, anche quando Curto, nella sua passionalità e congenita irrequietezza, fa vedere nell’immagine di un Eroe, o di un corpo femminile, attraverso movimenti lenti e nobili, immagini gloriose e romantiche della storia antica, drammaticità omeriche o religiosità cristiane, nell’Uomo, simbolo dell’Umanità, della Vita, dell’Amore e dell’Eternità.
La Ciminiera – Giugno 2022