2002 – 4fogli – anno I Nr. 02

Grande raduno vernacolare al Centro Studi Bruttium

Vi pigghiera a picunati

nu ricordu di Bebè Castagna poeta catanzarese

Su iniziativa del gruppo di studio “Bebè Castagna” del Centro Studi Bruttium, ha avuto luogo, nell’accogliente Auditorium del Centro in via Conti di Loritello (Parco dei Principi) in Catanzaro una serata ricordo del noto poeta dialettale catanzarese Benito Castagna.
Significative le presenze (di appassionati di poesia in vernacolo, di amici ed estimatori del Poeta) ed altrettanto significative le assenze, quelle di tutte le autorità: comunali, provinciali, regionali, benché invitati e non solo formalmente: ciascuno si comporta come crede e, naturalmente, ciascuno giudica come crede.
Più importante appare il significato culturale della manifestazione nel quadro delle attività del Centro Bruttium, sottolineato dal presidente Natali:
“Consentitemi, anzitutto, di spezzare una lancia non solo a favore del Centro Bruttium, ma di tutte le Associazioni che svolgono attività assai meritoria di aggregazione sociale e lo fanno attraverso lo svolgimento di attività culturali.
Quando si parla di attività socio-culturali si ha un allargamento di entrambe le aggettivazioni:il sociale va al di là del più immediato significato assistenziale per comprendere tutte le forme di aggregazione verso le quali non c’è solo il fatto di dare e/o fare qualcosa a soggetti che si limitano ad esserne i destinatari -concetto ampiamente superato- ma v’è quello, assai più importante, di coinvolgere attivamente e stimolare i partecipanti sulla base del concetto essenziale che la partecipazione costruisce ed innova nella società e la migliora.
Il compito delle Associazioni culturali come la nostra è quello di mediare fra il concetto di alta cultura e quello di cultura popolare cercando di ridurre il divario, non abbassando il livello della cultura accademica nè pretendendo che quella popolare la emuli: si tratta piuttosto della interazione tra due “mondi” che, senza perdere ciascuno la propria identità e natura, assumono ciascuno consapevolezza dell’altro, visto che l’Humus comune è la società civile nella storia e nella realtà concreta.
Quando si parla di poesia in vernacolo bisogna sgomberare il campo dei più comuni pregiudizi: quello delle c.d. persone colte che lo guardano con distacco e sufficienza e quello degli altri che la contrappongono alla cultura, la sentono estranea al mondo dell’espressione culturale.
Entrambi pregiudizi da sfatare non in sede teorica, quanto piuttosto sapendo, tutti apprendendo, tutti, a leggere i poeti in vernacolo: i suoi fautori evitando di considerarla qualcosa di folkoristico e basta, gli altri leggendo in profondità il travaglio di pensiero e di sentimento che si cela sotto la forma dialettale.”.
Su Castagna, in particolare, il prof. Franco Gigliotti ha concluso il suo brillante intervento affermando:
“Quello che potrebbe sembrare retorica per certa gente, vuole essere da parte mia, una esaltazione del sentimento di affetto che ho nutrito nei confronti dei Bebè Castagna, come suppongo l’abbiate nutrito anche voi. Soltanto che io ho avuto la fortuna di frequentarlo in maniera quasi continua nei suoi ultimi anni di vita, (circa una quindicina), cogliendo tra le righe delle sue composizioni un amore per la sua città, condivisibile da ogni catanzarese.
Bebè ha avuto la capacità di essere entrato dentro di noi, creandosi uno spazio nella mente e nel cuore.
Forse questa mia esaltazione può sembrare esagerata, ma sfido chiunque a rileggere le sue satire e a trarne le dovute conseguenze. Ecco le conseguenze! Sono queste che inconsciamente ci trasciniamo tutte le volte che viene citato un qualunque episodio di usi, costumi, tradizioni catanzaresi. Nessun altro poeta ha vivificato la nostra città come lui, e ancora la rivaluta e rivitalizza con il suo ricordo.
D’altra parte basta aprire un suo libro a qualunque pagina per vedere comparire, come d’incanto, quegli attimi di vita vissuta quando il rapporto umano aveva ancora una sua valenza su tutto il resto. Questo è Bebè: una memoria storica che ha lasciato in eredità ad ognuno di noi.
Allora oggi non lo piangiamo, esaltiamolo come merita e trasmettiamolo alle nuove generazioni.”.
Per le cronaca hanno recitato i versi del poeta i giovanissimi: Gian Piero Leonardo e Fabrizia Benintende e gli attori: Ciccio Viapiana, Enzo Col acino, Pino Tafuri, Paolo Turrà e Franco Gigliotti.


IN QUESTO NUMERO

Redazionale – Nu ricordu si Bebè Castagna poeta catanzarese
Ulderico Nisticò – La riorganizzazione del territorio in Calabria
Raoul Elia – Periferie:assenza di spazi vitali
Elena De Filippis – Le frontiere della Memoria e dell’Oblio
Herman Mantella – Calabresi: mucche da mungere!
Antonio Anzani – La scuola della principessa Letizia…


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