2003 Settembre 30 – Civiltà del Mediterraneo

L’Astronomia presso gli Antichi

Il Centro Studi Bruttium, Associazione di Volontariato Culturale ONLUS, annuncia un eccezionale evento che si svolgerà Martedì 30 settembre, alle ore 18:00, presso l’Auditorium “Pino Grillo” dell’Associazione, all’interno del complesso residenziale “Parco dei Principi”: una serata dedicata alla preistoria del Mare Mediterraneo, alle nuove scoperte archeologiche e alle nuove teorie che, legando strettamente campi di ricerca finora ritenuti fra loro non comunicanti come l’astronomia e l’archeologia, offrono nuovi spazi di ricerca e rivalutano e ridefiniscono il nostro remoto passato.
Aprirà la serata il prof. Pasquale Natali, Presidente dell’Associazione, presenterà la conferenza dal titolo “L’Astronomia presso gli antichi”.
Alla conferenza parteciperanno, con interessanti relazioni che percorreranno l’archeo-astronomia, ovvero la scienza che studia le conoscenze astronomiche del popoli antichi, in particolare del Mediterraneo e dei popoli che, fin dall’antichità, ne hanno solcato le acque, esperti dei vari campi di ricerca convergenti in quella disciplina emergente ma che ha già rivoluzionato molte interpretazioni del nostro passato che è l’Archeoastronomia.
In particolare, interverranno:
1) lo storico del territorio, dott. Domenico Raso, che introdurrà il pubblico nell’affascinante mondo dell’archeologia preistorica e nell’archeo-astronomia delle antiche popolazioni calabresi,
2) l’archeologo Roberto Murgano, che presenterà, in anteprima mondiale, un nuovo sistema di datazione della Sfinge e una nuova teoria sulle origini della cultura egizia, in collegamento con le teorie archeo-astronomiche che di recente hanno conquistato l’opinione pubblica mondiale.
3) il prof. Adriano Gaspani, astronomo di fama mondiale, docente presso l’Università degli Studi di Brera, noto studioso di Archeoastronomia, su cui ha scritto e pubblicato numerosi articoli e volumi, che presenterà metodi, prospettive, difficoltà e spunti di ricerca di questa affascinante nuova scienza.
Modererà la conferenza il dott. Antonio Anzani, storico e saggista, che introdurrà anche il tema della conferenza.


Interessante convegno su “L’Astronomia presso gli antichi” organizzato dal “Centro studi Bruttium” di Catanzaro
IL GRANDE FASCINO DELL’ARCHEOLOGIA
Incontro dedicato alla stroria delle civiltà del Mar Mediterraneo e alle nuove scoperte

Il Domani – Catanzaro – Giovedì 02 ottobre 2003
di Francesco Anfosso
Da sinistra: Gaspani, Anzani, Raso

Il sole, la luna, le stelle. Con loro il mistero e la magia dell’universo. E poi la loro influenza sulla nostra vita e sui nostri comportamenti. Da sempre. Da quando il primo uomo è comparso sulla terra e ha legato la propria vita, il suo destino e la sua fortuna agli astri del cielo. E loro benevoli lo hanno aiutato a conoscere il tempo, ad utilizzare al meglio l’agricoltura, la navigazione, le stagioni, la mente e lo spirito, la musica e la poesia, la pittura e la religione.
Le nuove frontiere della scienza, oggi permettono di risalire attraverso lo studio dei reperti, al grado di cultura astrologica dei popoli. Ma non solo, il loro studio permette di ricostruire il cielo come appariva in una data epoca e i luoghi in cui vivevano gli uomini in quel dato tempo. Si è discusso di questo al convegno “L’Astronomia presso gli Antichi” organizzato dal “Centro studi Bruttium” di Catanzaro e svoltosi martedì nell’auditorium Pino Grillo del centro residenziale “Parco dei Principi”. Un incontro dedicato alla storia delle civiltà del Mar Mediterraneo, alle nuove scoperte archeologiche e alle nuove teorie scientifiche che offrono nuovi spazi di ricerca, che rivalutano e ridefiniscono il nostro passato.
Si è parlato di Archeoastrologia o Astronomia culturale. «La possibilità di ricalcolare la posizione degli astri in un periodo storico, attraverso i reperti archeologici, ci permette di conoscere, attraverso una migliore interpretazione, i luoghi, le abitudini e le problematiche delle civiltà passate- sostiene Adriano Gaspani, astrofisico, professore all’Università di Brera e componente della Sia (Società italiana di archeoastronomia) -. Questo è possibile perché l’osservazione astronomica rappresentò la naturale conseguenza di una fondamentale esigenza: quella di sopravvivere. E ciò giustifica anche l’universale diffusione che l’astronomia ha avuto, sotto differenti aspetti, presso tutte le antiche culture che si svilupparono sul pianeta: Archeoastronomia (anche Astroarcheologia o Paleoastronomia) è dunque la scienza “nuova” che studia i reperti archeologici che ci tramandano il ricordo dell’attività di osservazione e di studio dei corpi celesti delle culture antiche». «L’interdisciplinarietà di questa scienza è la sua forza e nasce dalla fusione di un insieme di competenze che derivano dall’archeologia, dall’astronomia e da altri campi della ricerca. Domenico Raso, antropologo, ha dimostrato come l’astronomia ha avuto un ruolo fondamentale anche nella cultura dei popoli delle Serre di Vibo Valentia e di Catanzaro, facendo riferimento ad alcuni reperti della collezione privata dell’avvocato Marco Tolone di Girifalco. «Sono segni tangibili del rapporto esistito tra l’uomo e il cosmo – dichiara il dott. Raso -. L’osservazione delle stelle, della luna e del sole ha dato la possibilità agli abitanti delle Serre di stabilire i periodi migliori per coltura dei campi, per la pesca e per la pastorizia. E all’osservazione del cielo si deve la nascita dei riti propiziatori e di alcune credenze, alcune tramandatesi fino ai giorni nostri. E possibile osservare inoltre come anche la conformazione urbana di alcune città, quali Girifalco, ad esempio, ricorda alcuni disegni astrali impressi su dei manufatti di epoca remota rinvenuti in quella zona».
In videoconferenza, invece, l’intervento dell’archeologo Roberto Murgano, il quale ha parlato dell’evolversi dell’antica civiltà egiziana caratterizzata anch’essa da una forte correlazione fra l’uomo e il cielo. «Una nuova teoria, del “doppio culto”, si affaccia sul panorama culturale dell’egittologia – dice il dott. Murgano – ed e quella che inquadra questo popolo del mediterraneo nella devozione univoca per il sole e la luna. In controtendenza con le ipotesi fin ora accettate dagli studiosi, che consideravano le due stelle come due religioni differenti. Da questa chiave di lettura si aprirebbero le porte per nuove conoscenze sull’influenza che le stelle hanno avuto nella vita quotidiana del popolo egiziano».
Il convegno e stato moderato dal dottor Antonio Anzani, storico e saggista.
Astronomia presso gli antichi” è il secondo incontro promosso dal Centro studi Bruttium, diretto dal professor Pasquale Natali, con il patrocinio dell’assessorato alla Pubblica istruzione della Regione Calabria. Un convegno per conoscere e capire la storia e le culture dei popoli che si affacciarono sul Mediterraneo seguendo gli studi effettuati dalle diverse branche della conoscenza.


Una importante opportunità per capire una disciplina giovane

Gli argomenti dei quali l’archeoastronomia si occupa appartengono a tutte le età della cultura umana.

Il domani – Giovedì 2 ottobre 2003

di Marco La Deda

Adriano Gaspani

Il convegno svoltosi martedì scorso presso il circolo “Bruttium” è stato l’occasione per approfondire la conoscenza di una disciplina relativamente giovane, quale l’archeoastronomia, che si occupa dello studio e della comprensione delle conoscenze astronomiche diffuse presso i popoli antichi in tutte le loro forme e aspetti e del loro rapporto con la vita sociale, religiosa e rituale all’interno delle antiche culture. Gli argomenti dei quali l’archeoastronomia si occupa sono numerosi e appartengono a tutte le età della cultura umana; essi vanno dalla preistoria fino ad epoche a noi assai vicine. Molti monumenti preistorici e protostorici mostrano alcune delle loro parti esattamente allineate sui punti ove levava il sole, al tempo della loro costruzione, nei giorni dei solstizi o degli equinozi o in altre date che erano ritenute in quel tempo molto importanti.

L’archeoastronomia studia questi segni che sono indicati nei monumenti antichi e nella loro disposizione, ma anche le nozioni di astronomia proprie di molti popoli che attestano, insieme ad altre testimonianze, l’interesse che essi avevano per il cielo e per i suoi fenomeni. Da ciò deriva che i campi di applicazione di tale disciplina sono essenzialmente tre: il primo concerne lo studio di specifiche emergenze architettoniche e del loro orientamento così come la ricostruzione dei metodi e degli strumenti utilizzati nell’antichità per rilevare tali orientamenti. Il secondo settore si riferisce alle indagini volte all’analisi dei criteri scelti dalle popolazioni dell’antichità per la pianificazione nella suddivisione del territorio e dell’impianto delle città e alla verifica della presenza o meno di una specifica volontà di seguire, nella selezione di tali criteri, orientamenti non solo geomorfologici e topografici ma anche astronomici. Infine il terzo settore concerne le indagini connesse con la lettura e l’interpretazione dei documenti in cui si tratta di astronomia attraverso lo studio sia dei testi antichi sia delle testimonianze iconografiche.

Una rivisitazione della storia delle ricerche archeoastronomiche consente oggi di suggerire per questa disciplina nuove vie di approfondimento e di sviluppo. Così, per esempio, alcuni studiosi preferiscono il termine archeoastrologia, in quanto questa disciplina non deve essere intesa come studio dell’astronomia antica, bensì come studio del rapporto tra l’uomo antico e il cielo, in stretto collegamento con l’osservazione della natura e dei suoi cicli vitali. In Europa le ricerche archeoastronomiche riguardano il periodo della preistoria e, in assenza di documenti scritti, le tracce sono per la maggior parte rappresentate da megaliti, le grandi e pesanti pietre infisse nel terreno in genere come singole (menhir) – o disposte a forma di camera (dolmen).
Lo straordinario fenomeno del megalitismo che interessò nella preistoria tutta l’Europa, ha avuto un notevole sviluppo anche nel bacino del Mediterraneo. Anche in Italia sono presenti alcuni siti, soprattutto in Sardegna, ma anche nell’area veneta e in Val d’Aosta. Restando al bacino del Mediterraneo molte sono le ricerche archeoastronomiche rivolte in particolare ai grandi monumenti della civiltà egizia con particolare riferimento alle grandi piramidi della piana di Ghiza e alla sfinge. Il pericolo di una disciplina relativamente giovane come questa, che non vanta un’adeguata diffusione a livello didattico, a partire dalle scuole per giungere alle università, è la possibile proliferazione di archeoastronomi improvvisati con poca attenzione verso la severità di una disciplina complessa come questa e sempre pronti a pubblicizzare una scoperta eccezionale non basata, però, su alcun criterio storico o archeologico.


L’Astronomia secondo gli antichi

Questo il tema trattato in un incontro del centro “Bruttium” sulla civiltà del Mediterraneo

Ospite d’eccellenza della serata l’esperto Adriano Gaspani

Il Quotidiano – Catanzaro – Giovedì 02 ottobre 2003
di Fabio Scavo

Adriano Gaspani, Antonio Anzani

DUEMILACINQUECENTO anni fa, le stelle che illuminavano la nostra Calabria non erano quelle che oggi splendono di notte; più precisamente, non occupavano le posizioni astrali che hanno oggi. Un dato che, scontato per la comunità scientifica, ha una valenza eccezionale per l’opinione pubblica, digiuna di conoscenze astronomiche, e soprattutto per studiare come le civiltà antiche costruivano gli edifici più importanti tra cui quelli di culto. Di questo si è parlato nella seconda giornata del doppio appuntamento culturale sulle “Civiltà del Mediterraneo“, che si è tenuta nell’auditorium “Pino Grillo” del Centro studi Bruttium di Catanzaro.
L’Astronomia presso gli Antichi” è stato appunto il tema della seconda sessione di studi, che ha visto la partecipazione di Adriano Gaspani, astronomo di fama mondiale e docente presso l’Università degli studi di Brera, uno tra i più importanti studiosi di archeoastronomia, ossia quella, scienza che riesce a coniugare gli studi astronomici con le ricerche archeologiche. Tornando alla posizione delle stelle e alla loro influenza sulle culture antiche, il professore Gaspani, la cui intera relazione è peraltro pubblicata sull’ultimo numero del periodico “La Ciminiera” edita dal Centro studi Bruttium, ha fatto notare come solo negli ultimi cinquanta anni sia stato possibile, grazie all’uso del computer, calcolare la posizione esatta che le stelle avevano nelle diverse epoche storiche.
Ogni civiltà, infatti, costruiva i propri edifici di culto, non solo nel periodo preistorico, in base alla, posizione degli astri che erano venerarti. Ma con il “cambiare” della volta celeste, in base al particolare movimento che la Terra ha nel sistema solare, la posizione delle stelle è cambiata; ciò rischierebbe di depistare gli studi degli archeologi che potrebbero non comprendere il perché delle posizioni di quei particolari edifici di culto.
L’archeoastronomia, scienza molto più complessa di quanto si sia cercato di spiegare su queste colonne, aiuta quindi l’archeologo in questa attività di ricerca scientifica. Tutto questo apre sempre nuove prospettive negli studi archeologici, facendo ad esempio capire il perché della posizione astrale di Stonehenge, e forse ci faranno capire la vera importanza dei dolmen scoperti a Nardodipace, nelle serre vibonesi, di cui proprio Gaspani intende occuparsi personalmente.
A proposito di serre vibonesi e catanzaresi, tra i relatori del convegno vi è stato anche Domenico Raso, studioso di archeologia preistorica della nostra regione e in particolare delle serre, nelle quali furono trovati negli anni passati diversi reperti archeologici legati al culto che le nostre antiche popolazioni avevano nei confronti degli astri. Reperti che sono stati illustrati da Raso in tutti i dettagli, permettendo di aprire una finestra sul nostro passato certamente non conosciuta ai più. Altro relatore del dibattito, in una speciale videoconferenza registrata, è stato Roberto Murgano, archeologo, che ha presentato la sua nuova teoria sul culto degli astri nella religione egizia.
Anche grazie alle nozioni di archeoastronomia, Murgano ritiene di aver scoperto che nell’antica civiltà nata sulle sponde del Nilo non vi fosse una lotta tra i sacerdoti, come alcuni archeologi avrebbero fatto capire, ma un “doppio culto” del sole e delle stelle. Ha moderato il dibattito Antonio Anzani, storico e saggista nonché ex provveditore agli studi, che ha ripercorso nella tradizione calabrese il particolare culto degli astri legato al ciclo dell’agricoltura.


Una visuale della sala conferenze
Domenico Raso