LOPRETE Pittore e Scultore

di Angelo DI LIETO

Mario Loprete – In Cemento Veritas

Mario Loprete, pittore e scultore, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, partendo dalla sua primordiale attività pittorica, dopo un processo virtuale di modifica della realtà, raggiunge nella scultura, con la trasformazione dei suoi capi personali, dopo un’immersione nel cemento liquido, dei risultati innovativi realizzando singolari opere scultoree.
La trasformazione è divenuta un’interpretazione che dà una riverente celebrazione all’oggetto personale, che sebbene realizzato come arte ingannevole, si presenta come scultura che originata in un crogiuolo di idee, di desideri e di energie, diviene ugualmente un’opera di piena contemplazione.
Il materiale che l’artista ha utilizzato e posseduto non viene abbandonato, ma con una più completa rilettura dà alla materia una nuova immagine, sviluppando un minimalismo estremamente essenziale, dove la visione finale del tessuto, unico, viene imbrigliato e reso invisibile nella nuova visibilità.
Non è un cammino di dissonanze che si incastonano nelle aree di edificabilità dell’arte contemporanea, ma è un nuovo incedere di sviluppo culturale che crea un accattivante interesse artistico con strutture che sebbene diverse nella funzionalità e in uno statuario ordine estetico, nell’insieme si manifesta in un approfondimento complesso ed estremamente psicologico, che ne potenzia il senso estetico.
La potenziale sensibilità culturale in un oggetto osservato ed utilizzato nella vita sul lato affettivo per la propria eleganza e funzionalità, si trasforma ex post in un oggetto di osservazione irrazionale, verso il quale ci si rivolge invece, con intenti di criticità artistici e culturali.
Questa manualità spontanea, tocco di un’ultima visiva osservazione, sviluppa un’attrazione verso un’enigmatica realtà che per affezione si è ulteriormente personalizzata e oggettivizzata, trasformando la scultura in un prestigioso elemento di studio identitario che la fa sfociare prestigiosamente nel nuovo iter artistico.
Nella fattispecie non esistono irrazionalità di pensieri o sentimenti illogici, come pure il metodo di trasformazione diventa un nuovo linguaggio espressivo, nel quale il fascino dell’oggetto è sempre in una progressione di intenti ed in un’emotività composita, che nella sintesi unificano due realtà distaccate che non sconcertano, ma che nell’unicità rappresentativa e nella fusione sviluppano un’ebbrezza culturale in un’eccezionale illusione di taumaturgica passione.
Nella freddezza materica vi è sempre un risveglio passionale, una forma di attenzione ossessiva, dove l’emotività dei sentimenti, proteggendo l’oggetto, giustifica e trasforma in opere d’arti, in modificazioni e distribuzioni di luci e di ombre, le nuove forme che si fondono ed eliminano, nel materiale diversificato, disparità e lacerazioni.
Questi “blocchi di cemento” grandi e piccoli, apparenze in movimento di una produzione che utilizza l’indumento in una nuova genesi culturale che dall’artigianato lavorativo reale, simbolo di esperienza, perviene nella nuova percezione e manipolazione, subisce una metamorfosi che trasforma la forma in una geniale nuova materia.